Tutto quello che c’è da sapere su un audit della qualità: da dove derivano, i principi per l’appropriata gestione della qualità e perché si sono evoluti in veri e propri strumenti di gestione.
Gli audit della qualità derivano, ça va sans dire, dai controlli sulla qualità, ma nel corso del tempo sono diventati veri e propri strumenti di gestione. Che cosa vuol dire?
Significa che questo tipo di audit, oggi, ha lo scopo di verificare che un prodotto, un processo, un programma o un’organizzazione siano conformi alle specifiche o normative attualmente previste. Va da sé che il suo risultato finale avrà come obiettivo il miglioramento delle prestazioni aziendali.
Nello specifico l’audit della qualità è un’attività di controllo dei processi aziendali che coinvolge la totalità dei processi necessari ad ottenere la certificazione di qualità.
L’audit di qualità non ha un unico obiettivo, ma può essere svolto per diverse motivazioni, come punto di partenza per il miglioramento del sistema di gestione, per valutare i progressi nello sviluppo della qualità e così via.
Audit della qualità: a che cosa serve
L’efficacia di un audit della qualità dipende soprattutto dalle modalità di acquisizione delle informazioni, soprattutto è necessario conoscere la realtà aziendale e i processi interni. In ogni caso, in base alla motivazione alla base dell’audit, si può dire che l’audit verrà svolto al fine dell’adeguamento normativo o per l’ottimizzazione di uno specifico processo.
Indifferentemente dal tipo di audit sulla qualità, il processo di audit si svilupperà in tre fasi:
Fase I: riguarda la progettazione della verifica, quindi la preparazione della documentazione, la scelta delle modalità di raccolta delle informazioni e l’individuazione dei soggetti e delle aree che dovranno essere coinvolte;
Fase II: riguarderà l’analisi della documentazione e delle informazioni raccolte e la verifica dell’adeguatezza dei protocolli rispetto alla normativa che interessa;
Fase III: è quella della valutazione rispetto ai parametri di audit e dei risultati ottenuti.
Conclusa anche la terza fase si dovrà procedere all’elaborazione del report finale e del piano di miglioramento contenente le misure da adottare.
La relazione finale e il piano di miglioramento sono il risultato dell’audit, con il primo documento l’azienda avrà un quadro complessivo dei processi e delle aree aziendali con le relative indicazioni delle scoperture o della mancanza di adeguatezza normativa; con il piano di miglioramento, invece, viene tracciata la strada da seguire per riuscire ad ottenere il miglioramento voluto tramite il processo di audit.
I punti a cui adempiere sono tanti, non sempre di facile comprensione. Per questo è cosa buona e giusta affidarsi ai consulenti esperti. Attraverso la presenza costante e il monitoraggio delle attività, il professionista ha la tranquillità che tutti i punti della normativa siano presidiati e che la conformità sia mantenuta nel corso del tempo.