La discussione intorno alla sensibilità ambientale oggi è più accesa che mai. Per questo motivo, dal 2011 il Modello 231 è stato integrato con l'aggiunta dei reati ambientali, una nuova tipologia di reato dedicata alla tutela della sostenibilità ambientale che nel 2015 è stata ulteriormente ampliata fino ad includere i cosiddetti "ecoreati".
Un passo indietro: il Decreto legislativo 231/2001 e l'introduzione dei reati ambientali
Il decreto legislativo 231 del 2001 delinea la responsabilità penale degli enti riguardo agli illeciti amministrativi conseguenti da un reato. Questa norma vale per tutti gli enti forniti di personalità giuridica, oltre che alle società e alle aziende anche prive di personalità giuridica.
Il decreto prevede essenzialmente una serie di sanzioni amministrative, sanzioni interdittive pecuniarie e non. Gli unici Enti esclusi sono lo Stato, gli enti pubblici non economici e gli enti di rilievo costituzionale.
Il Modello 231 è stato integrato nel 2011 dall'aggiunta alla lista dei reati ambientali, in particolare dal decreto legislativo numero 121 del 2011. In seguito, nel 2015 questo tipo di reati è stato ulteriormente ampliato fino ad includere i cosiddetti "ecoreati".
Per questo è molto importante comprendere precisamente quale tipo di comportamenti è necessario evitare, per non incorrere in pesanti sanzioni.
I reati ambientali: di cosa si tratta
La discussione intorno alla sensibilità ambientale oggi è più accesa che mai; non soltanto, come alcuni avventori potrebbero sostenere, perché si tratta di un argomento di moda; al contrario, perché ogni giorno si rivela sempre più necessaria. Era solo questione di tempo, quindi, prima che anche gli strumenti delle normative giuridiche si interessassero a tutta quella categoria di reati e illeciti che potrebbero essere ricondotti sotto il grande cappello dei danni all'ambiente.
La categoria di reati ambientali iniziale, cioè quella del 2011, comprendeva perlopiù la gestione di attività formali quali la presenza di sostanze tossiche nelle acque di scarico o la gestione di rifiuti non autorizzata.
Dall'anno 2015 questo elenco si è esteso, comprendendo ad oggi vari delitti contro l'ambiente. Le fattispecie criminose comprendono disastro ambientale, inquinamento ambientale, abbandono e traffico di materiale altamente radioattivo.
Questa integrazione consente una maggiore tutela dell'ambiente secondo l'ordinamento giuridico, a discapito di quelle aziende che compiono questi reati per motivi economici.
Esenzione della responsabilità penale: la UNI ISO 14001 [Reati Ambientali]
Per garantire l'esenzione dalla responsabilità della società, in eventualità di reati, è necessario rispettare il Modello 231 definito e adottare le norme tecniche previste.
In particolare, è sicuramente molto utile aderire agli standard UNI ISO 14001. Quest'ultima è una norma ad adesione volontaria tra le più autorevoli in materia ed è volta a individuare l'organizzazione amministrativa adeguata.
La conformazione agli standard UNI ISO 14001 permette l'assunzione di un sistema di gestione aziendale di grande supporto delle imprese, così che possano migliorare il più possibile il proprio assetto organizzativo e tecnico. Per incrementare il sistema di gestione ambientale l'azienda è chiamata a nominare un organismo di Vigilanza, oltre che a ottimizzare il sistema disciplinare.
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La responsabilità amministrativa [Reati Ambientali]
La responsabilità amministrativa del Modello 231 si estende ai reati commessi in vantaggio o favore dell'Ente da una serie di soggetti. In particolare, da:
soggetti che esercitano funzioni di rappresentanza, direzione o amministrazione dell'ente;
soggetti che svolgono funzioni di controllo o gestione, anche di un'unità amministrativa e finanziaria autonoma rispetto all'ente;
soggetti che si occupano del controllo e della vigilanza delle persone sopraindicate.
L'Ente può tuttavia evitare di incorrere in sanzioni dimostrando di aver aderito a modelli di gestione idonei prima della commissione del fatto. Altrimenti, se il controllo è stato affidato a un organismo dell'Ente con piena autonomia e questo non ha mancato di vigilare, l'Ente non risponde dei reati commessi.
Come sfuggire alle sanzioni? [Reati Ambientali]
Naturalmente l'Ente non risponde dei reati quando questi sono stati commessi dai soggetti in modo fraudolento, eludendo l'organizzazione stabilita.
Per essere conformi alla legge, i modelli adottati devono individuare le possibili attività originarie di reati e prevedere rigidi protocolli diretti a prevenirli. Oltretutto, sta all'organo dirigente organizzare la gestione finanziaria per prevenire quanto più possibile i reati e definire gli obblighi informativi dell'organismo addetto alla vigilanza.
Per evitare di incorrere in sanzioni è doveroso effettuare controlli periodici ed eventuali modifiche al modello a seconda della situazione.
Oltre alla vigilanza, deve essere previsto un sistema di sanzioni per evitare il mancato rispetto delle norme.
In ultimo, è utile ricordare che l'ente può riparare le conseguenze del reato tramite il risarcimento, che deve essere corrisposto prima del processo in primo grado oppure eliminando e risolvendo i fattori che hanno portato allo stesso, oppure ancora mettendo a disposizione il proprio profitto ai fini della confisca.
Il Modello 231 non è obbligatorio, ma i rischi per chi non lo compila sono altissimi. Per questo è cosa buona e giusta affidarsi ai consulenti esperti. Attraverso la presenza costante e il monitoraggio delle attività, il professionista ha la tranquillità che tutti i punti siano presidiati e che la conformità sia mantenuta nel corso del tempo.