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Alessandra Casale

Perché avere un consulente antiriciclaggio è un vantaggio?

Aggiornamento: 10 giu

Lettera aperta a tutte le aziende e i professionisti che non hanno ancora capito il valore (e il vantaggio) di un consulente antiriciclaggio.




Una cosa è certa: avere un consulente antiriciclaggio di fiducia non è un mero costo, ma un vantaggio. E questo è un pensiero diffuso in coloro che hanno trovato il giusto professionista a cui affidarsi, con cui si è creato un rapporto molto più che collaborativo: un rapporto fondato sulla fiducia.



Il consulente antiriciclaggio, molto più di un mero costo


Per molti soggetti gli obblighi antiriciclaggio sono o “una burocrazia in più” o “un’inutile perdita di tempo”, o ancora “carta sprecata”, e per questo il consulente antiriciclaggio è spesso vissuto come un mero costo. Fortunatamente alcuni di questi professionisti, dopo essersi rivolti a noi, si sono resi conto che la presenza di un consulente esterno (nella fattispecie, la nostra presenza) nei loro uffici è una necessaria nonché fattiva collaborazione, oltre a garantire un miglioramento dei servizi offerti.


Sì, perché il consulente antiriciclaggio non è solo colui a cui chiedere per “evitare la sanzione in caso di controllo”, ma è anche un valido alleato per confrontarsi in caso di dubbi circa alcuni comportamenti posti in essere proprio dal cliente, piuttosto che interrogarlo sull’applicazione concreta della normativa all’interno del proprio studio professionale.



Che cosa chiedere a un consulente antiriciclaggio


Il consulente antiriciclaggio non deve essere solo preparato in materia, ma deve sempre essere “sul pezzo” (per dirla con un linguaggio colloquiale) e aggiornare il proprio cliente circa le novità che possono riguardare il suo lavoro.


Il compito principale è individuare insieme al cliente le criticità nelle procedure antiriciclaggio poste in essere, al fine di migliorarle e armonizzarle il più possibile alle attività quotidiane del cliente, oltre a formare e mantenere sempre aggiornati non solo il professionista, ma anche tutti i suoi dipendenti e collaboratori.


Ancora, avere un occhio esterno attento o a cui fare riferimento in caso di dubbi permette di sfatare il mito secondo il quale “è un cliente da anni, lo conosco abbastanza bene da sapere che cosa combina”; un’affermazione questa estremamente rischiosa perché in tal modo si vanno a sottovalutare i propri clienti, esponendo il proprio studio ad un alto rischio.


Infine, il consulente deve anche essere disponibile al confronto sia circa l’interpretazione della normativa (in continua evoluzione) sia sulla corretta individuazione del rischio relativo ad una determinata prestazione professionale, sia per la valutazione di un cliente qualora sorgano dei dubbi.

Un lavoro, quindi, di affiancamento e supporto costante e instancabile. Attenzione, però! Il consulente antiriciclaggio non è un mago! Non sarà la presenza di un valido consulente antiriciclaggio ad allontanare l’oscura incombenza di una sanzione in caso di controllo. Il professionista, infatti, deve collaborare in modo fattivo con il consulente così da creare un team di lavoro efficace ed in grado di intervenire ogni qualvolta si riscontri un’incertezza o una criticità. 


Che cosa non può fare il consulente antiriciclaggio?


Il consulente non può fare miracoli. Il suo compito è quello di migliorare, supportare e monitorare il lavoro del professionista sotto il profilo della gestione degli adempimenti antiriciclaggio.


Anche l’assistenza durante e dopo le verifiche da parte della Guardia di Finanza rientrano tra i compiti del consulente, ma non può certo sostituirsi nell’adempimento degli obblighi che il professionista deve rispettare; può solo supportarlo.


Si tratta, quindi, di un valido collaboratore esterno che può oggettivamente individuare le vulnerabilità e le criticità della gestione antiriciclaggio posta in essere dal professionista.



Non sai da dove cominciare?

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